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Borghi: «Il Pd è costretto oggi a rincorrere Conte. Lista Stati Uniti d'Europa è la nuova Margherita»

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L'intervista ad Enrico Borghi per «Avvenire» del 13-04-2024

di Angelo Picariello

«Siamo l'unica alternativa al sovranismo e al populismo. Una grande occasione che punta alla guida di Draghi. Fi? È funzionale alla logica della destra»

«La lista Stati Uniti d'Europa è l'unica vera alternativa al sovranismo nazionalista della destra al governo e al populismo massimalista della sinistra». Ne è convinto Enrico Borghi, capogruppo di Italia viva Piemontese, di cultura cattolico democratica («Ho tirato i primi calci in politica con Guido Bodrato, per me un grande maestro»), ha lasciato il Pd con l'arrivo di Schlein e si è unito al suo ex segretario, avendo esordito in Parlamento con il Pd di Renzi.

Definisce l'alleanza al centro con +Europa, socialisti e liberaldemocratici «una grande occasione», che però non guarda a Ursula von der Leyen.  «Il rilancio dell'Europa passa per una guida sicura e autorevole come quella di Mario Draghi».

Le opposizioni, intanto, sembrano sempre più divise. Come valuta il caso Puglia?

«Conferma le ragioni che mi hanno spinto a uscire dal Pd, costretto oggi a rincorrere Conte che ha il disegno cinico di disarticolarlo, con la regia di precisi organi editoriali. È lui la vera "stampella" di Giorgia Meloni.»

Per voi c'è da vincere ora la scommessa dello sbarramento al 4%. Impresa non facile. Perché dice che è questa la grande occasione?

«Intanto perché si vota col proporzionale e l'argomento del voto utile non ha senso. Ci sono però due solidi argomenti. Uno, il forte astensionismo che nel 2022 ha riguardato soprattutto l'elettorato centrista, dove manca una proposta che mette insieme esperienze diverse, unite però dal rilancio della prospettiva europea. L'altro è l'estremo bisogno di +Europa dimostrato dalle due sfide drammatiche del Covid e della guerra.»

Su entrambe ha operato Ursula von der Leyen.  

«Ha mantenuto però un profilo troppo basso e balbettante su temi cruciali, ad esempio quello dei migranti, mentre su altri, come il Green deal, si è fatta condizionare dalle posizioni più ideologiche che hanno arrecato danni al nostro comparto manifatturiero. La nostra lista può essere il motore di un'operazione Draghi.»  

Perché un cattolico dovrebbe votare una lista così composita come la vostra?

«La nostra operazione può essere paragonata alla Margherita che metteva insieme culture diverse in nome di alcuni grandi temi condivisi e di un modo di fare politica affine, volto a ricercare le migliori soluzioni rifuggendo dai massimalismi. Noi vogliamo rimettere mano al sogno dei padri fondatori, dando vita a una stagione di pace e sviluppo sostenibile, di giustizia sociale ed equità fra i popoli. La visione che ebbero De Gasperi, Monnet e Adenauer, e che va ripresa.»

II cardinale Zuppi evoca «una Camaldoli europea»...

«Si tratta innanzitutto rilanciare il grande sogno che aveva De Gasperi di una difesa comune. La lungimiranza di quel progetto la riscopriamo ora che ci ritroviamo la guerra in casa. E poi la riforma dei Trattati e l'elezione diretta del presidente della Commissione Europea. Il nostro contributo è in linea con una visione cattolica che, laicamente, intende distinguersi dal clericalismo della destra e dal massimalismo di Pd e M5s. In questa alleanza c’è il massimo ascolto alle ragioni degli altri, mantenendo però delle scelte nette su alcuni temi che vedono la persona trattata come merce, penso all'uso dei dati sensibili da parte delle grandi piattaforme, ai trafficanti di esseri umani e allo sfruttamento della donna con l'utero in affitto. Si tratta di esercitare il giusto discernimento, direbbe sant'Ignazio, «secondo le necessità di luoghi, tempi e persone».

Nell'Ue al centro, fra sovranisti e populisti, c'è il Ppe.

«Ma in Italia significa votare per Forza Italia, che si è resa funzionale alla logica della destra estrema. E non è credibile questo suo tentativo di smarcarsi per le elezioni europee.»